Cescato Aldo, Renato

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Cescato Aldo, Renato

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e Tasca Maria

Aldo Cescato La mia vita di emigrante, e cominciata un paio di anni dopo la fine della seconda guerra mondiale. Sono nato e ho vissuto nella Regione del Veneto fino a 23 anni, il Veneto si trova al nord d'italia ed e sempre stata una Regione completamente agricola fino agli anni 1960. Da allora ha cominciato uno sviluppo industriale che non si e piú fermato, le terre venivano abbandonate dai contadini per far posto a fabbriche e case.

Dal 1945 al 1948 cera un pó di lavoro nelle citta come Treviso - Mestre ricostruire cio che i bombardamenti avevano distrutto. Giá da allora i giovani cominciavano a fare le valigie andando come clandestini in francia, tanti sono passati, ma tanti sone stati presi e fatti ritornare indietro, ancora non cerano accordi stipulati tra i governi. I primi accordi furano fatti con il Belgio per lavorare nelle miniere di carbone, poi con la Francia per lavorare nelle miniere di ferro e carbone, la Svizzera acettó operai ma quasi tutti erano stagionali, poi dovevano ritornare in Patria e aspettare il nuovo contratto per la prossima stagione, con il tempo poi richiesero operai nelle construzioni e nelle ferrovie. Intanto cominciava anche il Sud America (Argentina - Brasile - Venezuela) richievano mano-dopra sempre nelle costruzioni.

Nella primavera del 1949 la francia richiedeva operai per lavorare nell fonderie dell' Alzazia Lorena, e cosi anch'ió presentai la domanda, fummo selezionati da una comissione francese che ci guardava le mani, e le braccia per vedere se avevamo i muscoli ben fatti. Dopo aver passato visite e raggi, esami di sangue e urine, ai primi di Maggio partirmmo, eravamo 150 tutti di Treviso diretti a Milano in Piazza S.Ambrogio, dove una commisione di medici francesi ci esaminó uno per uno. Partirmmo da Milano diretti in Francia nella citta di Tull, la cera un campo di smistamento e ci rimanemmo per una settimana, poi da li ci portarono sul posto di lavoro. Io rimasi per quasi due anni, il lavoro non era male, ma la gente del luogo era contro di noi per via della guerra.

Eravamo arrivati nel 1951 e a Giugno mi sposai, le prospettive di lavoro erano sempre uguali, per avere un posto in ferrovia o su qualche ente governativo bisognava conoscere qualcuno nelle alte sfere, e naturalmente presentarsi con la busta in mano. Allora presentai domanda per andare in miniera in Belgio, parti e a Milano la commissione dei medici Belgi mi trovó che l'urina non era a posto, mi dissero di tornare a casa e fare una cura di due settimane e poi potevo ripartire. Cosí feci, ma a Milano la seconda volta mi dissero che non ero abile di lavorare in miniera perché a l'etá di 11 anni avevo subito un operazione di ernia.

Ritornato a casa lavorando saltuariamente arrivai ai primi di Gennaio del 1953. Sfogliando il giornale (Il Gazzettino di Treviso) trovai un articolo dell'ispettorato del lavoro dove cercavano operai per lavorare nelle ferrovie Canadesi, mi precipitai all'ufficio e presentai la domanda, incominciando giá a fare visite esami raggi. Nel mese di Marzo ci invitarono di andare a Genova con la moglie el il figlio per passare degli esami da una commissione di medici Canadesi. Io devevo partire per il Canada da solo ma volevano assicurarsi che mia moglie e il figlio erano in buona salute, perché lo scopo dei Canadesi era che un giorno avessi chiamato anche la famiglia in Canada, per aumentare la popolazioné. Nel 1953 la popolazione in Canada era di otto millioni e mezzo.

Per tanto arrivó l'ordine della partenza, un sabato mattina si presenta un adetto dell'ufficio di lavoro dicendo a mia moglie che la domenica dovevo presentarmi all'ufficio del lavoro con 70.000 lire che servivano per pagare una parte del viaggio per la nave, il resto veniva trattenuto dalla paga. Io ero al corrente, che quelli che erano partiti l'anno prima, non avevano pagato niente di anticipo per il viaggio. Perció mia moglie sentendo che questo disse che ci volevano subito 70.000 lire, disse io non so dove mio marito le vada a trovare, quando io tornai a casa mia moglie mi racconto, allora io mi diedi subito da fare per trovare le 70.000 lire. Tra mia madre e mio suocero trovai i soldi, cosí preparai la valiga e alla domenica mi presentai all'ufficio del lavoro, come mi vide l'adetto mi disse subito che al posto mio aveva messo un'altro per il motivo che mia moglie gli aveva detto che era impossible trovare le 70.000 lire. Ad ogni modo mi disse aspetta qua che se qualcuno non arriva puoi partire te, invece la lista fu completa e cosi mi disse che il 27 Aprile cera un'altra nave, con un'altra squadra che partiva, e cosi ritornai a casa con la mia valigia, e quella era la terza volta che avevo salutato tutti per partire invece ero ritornato subito, sucesse due volte per il Belgio, e una volta per il Canada.

Finalmente arrivó il 27 Aprile non andai a salutare nessuno e partimmo per Genova. Il giorno 30 Aprile ci imbarcammo al mattino presto, verso le undici la nave si staccó dal porto diretta a Napoli e Palermo. La nave era il "Conte Biancamano" con 1,100 persone quasi tutti Trevisani e Friulani, poche famiglie con bambini. Tra coloro che venivano in Canada diversi erano giá stati in Argentina, ma visto che le cose non andavano tanto bene se ne erano ritornati e tentavano l'avventura in Canada.

Io mi avevo fatto un amico prima di partire che abitava vicino al mio paese anche lui come me con pochi soldi in tasca. Ricordo che a Genova comperai uno specchio per farmi la barba, e rimasi con cinque lire. La nave era appena partita e ci avvizarono che era l'ora del pranzo, io e mio amico ci precipitammo per andare a mangiare, a tavola fumava un risotto al pesto, ma cera poca gente a mangiare, perché la maggioranza della gente si trovava fuori per vedere la nave che si all'ontanava dal porto. A cena il nostro tavolo era tutto al completo, due donne con tre figlie per ciascuna e quattro di noi. Finito di mangiare sul tavolo sono rimaste due caraffe di vino, perché le donne e i bambini non bevevano, cosi io e mio amico facemmo subito amicizia con il cameriere del nostro tavolo, che era di Trieste e ci spiegammo in quali condizioni eravamo, e lui molto gentilmente ci porto due bottiglie vuote ci disse di riempirle del vino avanzato a tavola, e poi di portarle nel nostro dormitorio cosi durante il giorno mentre gli altri andavano al Bar, noi ogni tanto andavamo sotto il letto a prendere la bottiglia e a fare un bicchiere. Passavamo le giornate avanti e indietro sulla nave guardando il mare, finché un bel mattino intravedemmo da lontano le coste del Canada. Era il 9 Maggio e verso le ore 9 del mattino quando la nave attacó sul porto di Halifax, in un mattino molto nebbioso. Verso le 10 del mattino cominciammo a scendere dalla nave e ci misero dentro un capanone, era in Pier 21.

Io prima di scendere dalla nave presi le cinqure lire che mi erano rimaste in tasca e le misi in un vaso di fiori, volevo cosi incominciare in terra Canadese partendo da zero. Sul capanone gli impiegati dell'ufficio emigrazione controllavano i nostri documenti e ci presentarono un signore che era il rappresentante della compagnia, con qui ci avevano prelevato in Italia. La compagnia si chiamava c/o R.F. Welch con sede a Port Arthur. In 70 di noi eravamo destinati a cominciare a lavorare alla stazione di Wasaga Beach. Il rappresentante ci consegnó $18.10 ad ognuno di noi dicendo che poi li avrebbero trattenuti dalla paga. Nel cappanone cera un chiosco come un piccolo supermarket, e ci invitarono a comperarsi qualcosa da mangiare. Verso sera predermmo il treno e per due giorni e una notte rimanermmo sempre sul treno, ricordo che ci siamo fermati a Toronto verso le 7 del mattino del giorno 11 Maggio.

Il rappresentante che ci accompagnava ci disse di non parlare con la gente che cera nella stazione, vi erano contrattori che cercavano operati per le loro imprese. Cosi ci portó sotto lo scantinato della stazione, rimaneremmo un ora finché in un ristorante, sempre alla stazione si era un po svuotato ed entrammo noi per fare la prima merenda canadese. Bacon, eggs, toast e marmellate e café, io avevo una fame che ci non vedevo piu, perché ad Halifax prima di partire con il treno mi avevo comperato della marmellata e del formaggio, un filone di pane ma era un pane molto tenero che no mi piaceva. Poi mi presi una bottiglia che al di fuori erano disegnati dei grappoli d'uva, io pensavo che fosse vino invece era juice.

Verso le 10 del mattino finita la merenda ci misero in un treno diretti a Wasaga Beach che arrivano verso 1 dopo pranzo. Scesi dal treno la vicino in un binario a parte cerano una decina di vagoni che sarebbero stati la nostra casa. In un vagone cera la cucina, in un'altro la sala da pranzo, uno adetto a cisterna per l'acqua, e uno pieno di atrezzi da lavoro e 6 adetti per dormire, in ogni vagone si dormiva in 12 persone. Appena arrivati ci vecero entrare nel vagone dove si mangiava. Sul tavolo cerano diversi piatti pieni di pezzi di dolci, in due secondi erano spariti tutti, nel frattempo arrivo un cameriere con dei tegami pieni di minestra, e rimase sbalordito vedendo che avevamo mangiato tutti i dolci, allora ci spiegó che da mangiare ce nera finché si voleva. Finito il mangiare ci consegnarono le coperte e le lenzuola, avvisandoci che al mattino dietro iniziava il lavoro alle ore 7, dieci ore al giorno compreso il sabato. La paga era di 90 centesimi all'ora, e il mangiare e dormire costava 2 dollari e 40 centesimi al giorno, quasi tre ore di lavoro.

Lo stesso dopo pranzo a grupetti cominciamo a camminare su e giu per il paese, la gente che ci abitava in quel periodo era poca, e a noi ci incuriosiva vedere certe strade in mezzo al bosco, e ci inoltravamo per curiosita vedendo che finiva sul lago con delle casette e non ci abitava nessuno. Poi ci spiegarono che erano case per passare i fine settimana di gente che abitavano nelle cittá. E cosi il 12 Maggio iniziava il primo giorno di lavoro in Canada, eravamo adetti a riparazioni sulla ferrovia, pertanto ogni paio di settimane si spostavamo sempre verso il Nord di Ontario. Durante l'inverno eravamo adetti a pulire la neve nei scambi e nelle piccole stazioni, siamo arrivati fino a Nipigon.

Tanti non hanno rispettato il contratto di lavoro, che era di un anno, perché avendo qualche parente gia sistemato a Toronto o Montréal o Hamilton, si mettevano in contatto e poi ripagavano alla compagnia il resto del viaggio, ed erano liberi di andarsene anche perché nelle città la paga era piu alta. Io e il mio amico appena ricevuta la prima paga pensammo subito di inviarla a casa sapendo i debiti che avevamo lasciati, cosí trovammo l'indirizzo della Royal Bank a Toronto e spedimmo l'assegno della paga che ci aveva dato la compagnia, mettendo l'indirizzo in Italia dove dovevano mandare i soldi. Dopo un paio di mesi in Italia ancora non era arrivato niente con tutto il bisogno che avevano, tramite il rappresentante della compagnia, che ogni tanto ci veniva a trovare, spiegammo la situazione e lui ci disse che appena sarebbe andato a Toronto avrebbe cercato spiegazioni alla banca, e ci insegno la via migliore di spedire il denaro in Italia tramite la Banca di Commercio di Port Arthur. Difatti da allora le rimesse arrivavano regolari ,e piano piano mia moglie pagó tutti i debiti. Poi il rappresentante ci fece sapere che la Royal Bank i soldi che avevamo mandati li aveva depositati perché in quel ufficio nessuno parlava Italiano e non potevano capire il da farsi.

Durante l'estate tanti sono partiti per Toronto in cerca di un lavoro piu ritribuito, ma poi e arrivato l'inverno i cantieri si chiudevano per il freddo, e presentarono la domanda per prendere l'unemployment insurance, ma la domanda le fu rifutata perché avevano abbandonato il lavoro in ferrovia, che era assicurato per un anno. Perció io e mio amico avendo una famiglia in Italia pensamo di rimanere nella ferrovia fino all fine del contratto. L'inverno e stato molto duro, si faceva 9 ore al giorno ma con un po di sacrificio siamo arrivati alla primavera del 1954.

Ormai nel mese di Marzo dei vecchi della squadra quasi tutti se ne erano andati, la nostra squadra dal nord ha ricevuto l'ordine di spostarsi a Stratford cosi pasammo per Toronto e decidemmo io e il mio amico che il 19 Marzo se ne saremo andati anche noi, ormai ci scrivavamo con amici che erano a Toronto, cosi il giorno di San Giuseppe 19 Marzo arrivamo a Toronto. I lavori di costruzione cominicavano lentamente, ma dopo un paio di giorni trovammo lavoro con compagnie Italiane. Ora si trattava di mettere un po di deposito in banca per poter presentare la domanda per far venire in Canada la moglie con in bambino.

Nella chiesa di Monte Carmelo giú in città, facevano tutte le carte per la domanda, e anche si interessavano per prenotare loro il viaggio, e anche a pagarlo, poi noi si pagava un po alla volta. Cosi fecí e il giorno 2 Novembre 1954 al porto di Halifax arriva la mia famiglia con la nave "Homeland." Ho lavorato duro come manovale poi imparai a fare il muratore. In queli tempi era fatica a trovare stanze in affitto, specialmente se uno aveva dei figli. Io ho cambiato 4 case sempre per il motivo che le stanze occorevano ai padroni perché avevano dei parenti in arrivo dall'Europa o perché avevano dei figli che si sposavano.

I primi anni in Canada con la famiglia non sono stati tanto facili, dopo poco piu di tre mesi che erano arrivati, mio figlio si ammalo di un asma fortissima cosí si é spento, non aveva ancora tre anni. A quei tempi in construzione i lavori si fermavano con i primi freddi, e riprendevano ad Aprile. Ricordo che diverse invernate riscuotevo tutte le settimane a me spettanti il sussidio di disoccupazione, e dovevo poi fare la domanda per avere anche il supplemento, che erano altre 9 settimane.

A Dicembre 1955 e precisamente il giorno di Natale e nata Nadia. A Gennaio 1959 presi la cittadinanza Canadese, in quel anno stesso mia moglie perse una coppia di gemelli maschi. Nel 1961 e nata Anna, e poi nel 1967 e nato Paolo.

Cosi l'ultima volta prima di cambiare casa, era la primavera del 1964, su idea di mia moglie, decidemmo di comperare una casa sempre nella stessa zona dove si aveva sempre abitato. Cosi con 1,200 dollari avanti e 10,000 dollari di morgheggio finalmente ci siamo sistemati in una nostra casa.

Finito il grado 12, Nadia incomincio ad andare a lavorare, Anna e Paolo frequentarano anche l'universitá con prestiti governativi, e con i nostri sacrifici. Anna si e laureata con B.A. in Educazione e Geografia, e Paolo Ingegniere Industriale. Nel 1968 decidemmo di fare un giro in Italia per la prima volta ache per fare conoscere i figli ai parenti. Dopo dieci anni nel 1978 ci siamo ritornati un altra volta tutti assieme. Da allora ci sono ritornato in italia ogni due anni, e i figli ormai grandi ci sono stati anche da soli. Nel 1998 sono andatto in italia per festiggiare il 100 compleanno di mia madre. Quest'anno a quasi 101 anni di etá mia madre é morta.

Con il passare del tempo anche Nadia si comperò una casa uguale alla mia, e vicino alla mia. Nel 1971 mi feci la patente di guida e cosí con una macchina di seconda mano incominciammo a muoversi ai laghi nei fine settimana. Un dieci anni fa e precisamente nell'autunno del 1988 d'accordo con nostra figlia Nadia decidemmo di vendere tutte e due le case per comperarne una piu grande e piu nuova ed ora eccoci quá in una nuova città in espansione Mississauga. Ora faccio la vita del pensionato, ho 73 anni, ma e da venti anni che non lavoro piú, avendo avuto problemi alla schiena. Sono fortunato di avere mia figlia Nadia in casa con me, perché non e sposata cosi contribuisce per meta sulle spese che una casa grande comporta, altrimenti bisognerebbe andarsene anche da quí, perché con le pensioni mie e di mia moglie non si potrebbe a pagare tutte le spese.

Ora sono contento e felice di vivere in Canada, perché mi ha dato tante possibilitá, che forse in Italia non avrei potuto averle, ma non posso fare a meno di seguire giorno per giorno i notiziari italiani, che Telelatino mette in onda tutti i giorni.

Tasca Maria in Cescato

Dopo tre anni di fidanzamento, il 30 Giugno del 1951 ci siamo sposati, nel mio paese, Silea provincia di Treviso con una semplice cerimonia, con i parenti, e pochi amici, poiché essendo di famiglia povera, non si poteva fare di piú. E nel frattempo mio marito era disoccupato, perché in quegli anni del dopo guerra, non cera lavoro per nessuno e cosí la gente a cerva lavoro, all'estero dove veniva rechiesta mano dopera lavorativa. Mio marito dopo provó per andara in Belgio, ma non ci riuscí, partí per il Canada il 27 Aprile 1953. Io restai in Italia con il figlio Renato di 9 mesi. Attendendo che finiva il contratto di lavoro nelle ferrovie, e di andare nella citta di Toronto. Trovarsi un lavoro e due stanze, cosí ci poteva chiamare anche noi due , e di raggiungerlo.

Nel frattempo aspettando il suo richiamo vivevo con I miei genitori e fratelli e sorelle, nelle misere tre stanze di qui una era la mia stanza matrimoniale che dopo che mio marito era partito per il Canada dividevo con le mie sorelle, cosí non dovevano dormire nella stanza con I miei genitori.

Dopo un mese che mio marito era partito, promettendomi nella partenza di scrivermi piu presto che era possible, non avevo ancora ricevuto nessuna notizia, e i miei genitori temevano che non ci avrebbe chiamato con lui. Mentre la prima lettera era andata rubata dal postino, l'anno aperta e preso I cinque dollari, richiusa e portato a me. Quando o scritto a mio marito cosa era sucesso, nella seconda sua lettera mia mandato altri cinque dollari, con quelli erano come avevamo deciso prima della sua partenza di comperare a nostro figlio Renato una catenina d'oro e cosi feci.

Dopo 14 mesi dalla sua partenza finalmente arriva la richiesta che cominciammo a fare le pratiche, per raggiungere io e mio figlio, mio marito in Canada. Con il grande dolore dei miei genitori che come tutti, avrebbero diviso l'ultimo pezzo di pane, purché di avere I loro figli vicini, essendo nati in un paese di 5,000 abitanti in quei tempi, e cresciuti li, rare volte sono andati in citta di Treviso per cose molto urgenti. Per loro, io e mio figlio si andava dove finisce il mondo, essendo mio padre analfabeta e mia madre invece aveva fatto fino alla quarte classe elementare.

Quando dovevo andare a Roma per la visita e il visto del consolato Canadese io e Renato non c'erano soldi, e cosi solo con mio figlio presi il treno a Treviso, e andai a Roma. Dopo una lunga notte di viaggio arriviamo alla stazione del treno alla Piazza Cratti che il Consolato era li vicino, e si poteva andare a piedi. Non sapendo in costume Canadese che chiamano le spose solo con il cognome del marito, ci trovavammo in una stanza grande, e con la scala che andava al secondo piano, dove erano gli uffici del Consolato, la stanza era gremita di spose con figli che I mariti avevano richiesto. Essendo la lettera "C" per Cescato, la terza lettera del'alfabeto, continuavano a chiamare Cescato Maria ed io non rispondevo, non ero abituata di sentirmi chiamare con il cognome da sposa. Dopo tre chiamate finalmente o capito che chiamavano me.

Quando sono andata sopra, dopo tante domande, come; cosa andavo a fare in Canada e se avevo parenti o amici, io risposti che andavo a raggiungere mio marito che ascieme a mio figlio ci aveva fato la richiesta di raggiungerlo. Dopo la visita medica e il visto, che si potera partire, andai fuori del'ufficio, e al primo fruttivendolo che trovai, comperai a nostro figlio, un grande grappolo d'uva bianca che a nostro figlio tanto le piaceva. Ed ora che sapevo che niente piu ci inpediva al visto, lo lasciai che lo mangiasse tutto, e alla sera dopo un altra lunga notte in treno siamo arrivati aTreviso. Alla notizia che potevano partire per il Canada mio padre era molto contento per noi, ma non mia madre che comincio a piangere che si andava lontani, e non ci avrebbe piu visti. Mamma mi a vista tre volte prima della sua morte nel 1989, ma no il nostro figlio.

Giá si soffriva la fame in Italia, la vita era molto dura, pochi soldi e poco lavoro, a quel tempo era tre anni che si era sposati, e mio marito era partito da 16 mesi e finalmente dopo il 17 mesi siamo partiti il 24 Ottobre da Genova con la nave "Homeland", che era al suo ultimo viaggio che attraversava l'oceano prima di essere ritirata. Il lungo viaggio in mare e durato 9 giorni. Io stavo bene ma Renato a sofferto sempre il male di mare. Essendo emigranti si dormiva nelle gabine sotto il livello d'aqua, non si poteva avere aria naturale, e cosi mi lasciavano sedere nel corridoio dove si trovava la prima classe, e cosi nostro figlio stava piu calmo e soffriva meno. Io stavo sulle grazia e bontá di un Abruzzese e uno di Monte Belluno, paseggeri come noi, che mi portavano qualche panino e qualche uovo bollito. Noi si eravamo emmigranti e perció I camerieri non ci portavano nemmeno un bicchiere di aqua. Non ero solo io seduta li, ma tanta altra gente, che soffrivano il mal di mare, e non dimenticheró mai, un giorno il Capitano della nave, a fatto il giro a trovare tutti, e vedendo che io stavo bene, mi chiese do dove venivo, e io li dissi da Silea provincia di Treviso e lui mi rispose proprio cosi, i mangia radicchi stanno sempre bene.

Un giorno ci dissero che per poco durante la notte, per la troppa nebbia, quasi se scontravamo con un altra nave. A qui tempi cerano tante navi che viaggiavano, ancora oggi ricordo bene dopo 45 anni che quando siamo partiti nel porto di Genova era ferma la nave "Andrea Doria". Finalmente dopo 9 giorni arriviamo in Halifax, e ci portano tutti dentro questo grande cappanone Pier 21 dove si doveva passare la dogana. Ci guardarano dentro ai bauli, alla valigie, e alle borse personali. Io non avevo nulla da dichiarare, all'infuori che nella borsa personale avevo un pezzetto di salame che volevo portare a mio marito. Non conoscendo tutte le regole, di cio che si poteva portare, e non portare. Ma cio che vidi davanti I miei occhi che la gente avevano portato con loro, o donato dai parenti; salami, soppresate, bottiglie di olio d'oliva, scattole grandi di tonno, alla fine cenera una montagna che avevano sequestrato da tutti quelli che erano venuti sulla nave con me, io non avevo nulla all'infuori di quel pezzo di salame, perché I miei genitori erano ancora piu poveri di me e non hanno potuto darmi niente.

Quando andai all imporio, era la disperazione piu grande, perché non capivamo l'inglese e quelli che lavoravano li non capivano I'Italiano e cosí presi un filone di pane da toast, e formaggio ‘Velveeta' per il viaggio che dovevo fare in treno. Il viaggio in treno duró due notti ad un giorno, con il cambio ad Montréal quí una sera, non sapevo come spiegarmi per chiedere di andare in bagno perché mio figlio aveva bisogno, con tante mosse, e parlare in Italiano come potevo, perche noi si usava parlare in dialetto Trevisano mi anno capito e mio figlio a potuto finalmente usare il bagno in terra ferma, senza paura di cadere, poiché le girava tanto la testa per il mal di mare che aveva avuto.

Finalmente sul treno ancora una volta fino alla stazione di Toronto, ma lungo il viaggio quello che mi faceva brutta impressione erano queste casette che si vedevano piccole, e tante legne abbandonate per terra, e pensavo quanto o sofferto quandero in Italia che non avevo nemmeno i soldi per comperare la legna per fare il mangiare quel poco che cera e la polenta, e naturalmente riscaldarsi.

Alla stazione trovai mio marito a incontrarci ma nostro figlio quando mio marito e partito aveva solo nove mesi, e quando siamo arrivati aveva due anni e mezzo, e non ricordava piu suo padre. Siamo andati, io e altre due spose con I loro figli, a pranzo da amici che mio marito aveva fatto, durante il suo soggiorno a Toronto prima che si arrivase noi. Dopo il pranzo siamo andati nella casa, dove mio marito aveva preso in affitto due stanze, che abbiamo affitato per quasi due anni, con una famiglia veramente buona e rispettosa verso di noi. Ma le soferense non erano ancora comminciate, dopo tre mesi dal mio arrivo in Canada, nostro figlio muore di asma. Non posso descrivere la mia disperazione, il primo anno e stato molto triste e doloroso, ma quando ce la fede il Signore non ci abbandona mai. Quel Natale ci nasce la prima bambina Nadia cosi o ripreso le mie forze e o cominciato ad abientarmi e rispettare questa nazione che ci ha ospitati.

Ma nel cammino della vita ci troviamo ancora una volta con la morte, nel 1959 nasceranno una copia di gemelli maschi morti, e il dolore continua, con la mia disperazione, che tanto o sempre amato i bambini. Nel frattempo dobiamo cambiare casa, poiché I padroni avevano bisogno delle stanze per I loro parenti che arrivavano dall'Italia. E cosí arivammo nella ultima abitazione in afitto, e nel 1961 arriva la nostra seconda bambina Anna e cosí la nostra famiglia era piu serena e felice. Ma ancora una volta si doveva lasciare posto, per I parenti dei padroni di casa e cosí disse a mio marito, ora comperiamo una casa o ritorno in Italia, ero stanca di tutti queí cambiamenti e cosí comperiamo una casa, e nel 1967 ci nasce il maschietto Paolo, ora la mia famiglia era completa, ma sempre cerano tanti sacrifici da fare.

Nel mio viaggio portai con me due bauli con tante cose di vetro, purtroppo molte cose sono andate rotte durante il viaggio. Si sono salvate diversi ornamenti per mettere nell'albero di Natale che erano fatti di vetro. Ora dopo 45 anni, ancora fanno da ornamento nell'albero di Natale. I due bauli li abbiamo ancora, anzi uno volevo mandere a Halifax al Pier 21, dove si sta allistindo un museo.

Appena arrivata qui in Canada con 21 dollari io comperai una macchina da cucire, e con panni vecchi, disfare e lavare e stirare, facevo i vestiti per Ie nostre figlie, e per me. Nel 1972 finalmente sono diventata cittadina Canadese. Abbiamo abitato in quella casa per 24 anni e cresciuti tre figli. Nel frattempo studiarono e si facevano grandi, e la prima dopo la 12 classe ha cominciato a lavorare e sia comperato una casetta vicino all nostra, con I risparmi che aveva fatto, ma nel frattempo aiutava anche in casa. Nel 1989 abbiamo venduto le due case in Toronto e abbiamo comperato questa casa, dove abitiamo tuttora in Mississauga.

Mentre la seconda figlia, che era maestra, nel 1983 si sposa con uno da Montreal e abitano a Montreal per quattro anni, rientrando nella provincia del l'Ontario, dopo quattro anni di matrimonio, ci danno I primo nipotino Sean che e la nostra grande gioia e orgoglio. Nadia continua sempre il suo lavoro, e il maschio prende la l'aurea in Ingegniere Industriale e sul 1995 incontra la sua futura sposa, e nel 1998 si sposano, lei é emigrata in Canada all eta di due annni, con I suoi gentori nel 1967.

Tuttora abitiamo a Mississauga con Nadia e cosí fra le nostre pensioni, e lei paga metá delle spese, essendo la proprietá meta sua. Ma non e stata facile la nostra vita, ma con tanta buona volontá e fede, oggi dopo 45 anni di Canada posso solo dire un grande grazie a questa grande nazione che ciá dato la possibilita di una vita migliore, e che mai ci é mancato il pane, ed abbiamo cresciuto tre figli e fatti studiare. Percio oltre tutte le sofferenze ancora ci consideriamo molto fortunati, e ringrazio tutti gli amici come noi, che nel nostro cammino di tutti questi anni ci siamo sempre rispettati e aiutati, e ancora siamo tutti molto uniti, e assieme sia nelle gioie, che nei dolori.